mercoledì, aprile 2

Film visti - Marzo (I° parte)


Titolo: Il risveglio delle Tenebre

Genere: Fantasty
Distribuzione: 20th Century Fox

Trama Film: La famiglia Stanton si trasferisce dall'ambiente confortevole degli Stati Uniti in cui era sempre vissuta, in una piccola cittadina inglese. Quello che non sanno è che la famiglia ha in realtà radici profonde nella cittadina, che risalgono a diversi secoli prima. Il figlio più giovane, Will Stanton (Alexander Ludwig), che sta semplicemente cercando di integrarsi a scuola e trovare il modo per parlare alla ragazza per cui ha una cotta, è l'eroe improbabile che si ritrova coinvolto in un'epica battaglia tra gli esponenti della luce e gli inquietanti soldati dell'oscurità. Will scopre di essere l'ultimo esponente di una dinastia di guerrieri chiamati gli Antichi, che sono governati da Merriman (Ian McShane) e Miss Greythorne (Frances Conroy). Entrambi prendono Will sotto la loro ala protettrice, per guidarlo nel suo viaggio che lo farà diventare il Cercatore e in cui dovrà utilizzare i suoi poteri speciali per cercare dei segni nascosti nel tempo, che gli permetteranno di ristabilire l'equilibrio tra la Luce e l'Oscurità. Nel viaggio più importante della sua vita, Will utilizza i suoi poteri per spostarsi nel tempo, far volare gli oggetti e mettere in mostra una forza sovrannaturale per combattere il male, che è rappresentato dal misterioso Cavaliere (Christopher Eccleston). Mentre il Cavaliere cerca di rigettare il mondo nel gelo e nell'oscurità, Will combatte con se stesso e contro tutte le forze oscure che vengono scatenate contro di lui, con l'obiettivo di salvare il mondo. Sebbene il ragazzo metta in dubbio se stesso e le sue capacità, gli Antichi sono accanto a lui per rassicurarlo. "Anche la luce più fioca può brillare nell'oscurità".

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Voto: 1/5!


**

Titolo: Sapori e Dissapori

Genere: Commedia/Romantico/Drammatico
Distribuzione: Warner Bros

Trama Film: Kate Armstrong vive esattamente nello stesso modo in cui guida la cucina del raffinato ristorante 22 Bleecker di Manhattan, con una passione così insensata che affascina, ma nello stesso tempo intimidisce, coloro che le stanno vicino. Con una precisione mozzafiato controlla tutte le febbrili attività della cucina, coordinando centinaia di pasti, preparando salse delicate, condendo e cuocendo ogni piatto con assoluta perfezione. Più a suo agio dietro le quinte, Kate lascia la sua cucina santuario solo per accettare i complimenti per qualche piatto speciale oppure, in rare occasioni, per bisticciare con un cliente che osa mettere in dubbio la sua tecnica.
La natura perfezionistica di Kate viene messa alla prova quando nello staff entra un nuovo aiuto cuoco, esuberante e pieno di energia, Nick Palmer. Nick ama l'opera e l'allegria intorno. Il suo approccio così sciolto alla vita e alla cucine stessa non potrebbe essere più diverso da quello di Kate, eppure l'alchimia fra loro è innegabile... così come il disaccordo.
Forse le cose al lavoro potrebbero andare meglio se Kate non avesse problemi a casa con la nipotina Zoe che ha solo nove anni e da poco è andata a vivere con lei.
Con il passare delle settimane, Kate non ha ben chiaro cosa la faccia infuriare di più, se il rapporto di NIck con la proprietaria del ristorante, Paula o con la nipote Zoe, che preferisce confidarsi con lui piuttosto che con la zia.

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Mie (buttatelìpercaso) cosiderazioni: Una delle poche commedie che ho sinceramente apprezzato e che mi ha lasciato sorprendentemente entusiasta!

Voto: 3,25
/5!

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Titolo: Spiderwick - Le cronache

Genere: Fantasy
Distribuzione: UIP

Trama Film: Lasciata New York per trasferirsi nella vecchia e decrepita casa, appartenuta ad un loro pro-zio, la famiglia Grace (mamma, due gemelli, Jared e Simon, e la sorella Mallory), si trovano alle prese con le strane cose che accadono intorno a loro. Jared viene accusato dagli altri delle misteriose sparizioni e dei fatti inconsueti che si verificano, ma quando insieme ai fratelli, decidono di cercare di capire, finalmente, cosa sta realmente accadendo, si troverà immerso in fantastico e misterioso mondo popolato da bizzarre creature... Jared, infatti, trova uno strano libro, scritto dallo Zio Arthur, "La Guida Pratica di Arthur Spiderwick al Mondo Fantastico che Vi Circonda". Tra le creature che popolano questo mondo parallelo però ce n'é qualcuna molto pericolosa, ed i ragazzi capiscono che il libro dello zio é la chiave per rapportarsi a questo mondo e che per nessuna ragione deve cadere nelle mani sbagliate, perchè chi lo possiede é in grado di acquisire un potere straordinario.

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Voto: 2,5
/5!

**

Titolo: Zodiac

Genere: Drammatico/Thriller
Distribuzione: Warner Bros

Trama Film: Durante l'estate del 1968, nell'area di San Francisco, comincia a operare un serial killer che rivendica i propri omicidi con lettere spedite ai principali quotidiani locali. Dopo aver assunto un nome riconoscibile, Zodiac, l'assassino sfida la polizia con una serie di messaggi in codice che nessuno riesce a decifrare correttamente. Sulle sue tracce, oltre a una coppia di detective, si mettono anche un giornalista alla ricerca di scoop e un vignettista frustrato, quest'ultimo appassionato di codici ed enigmistica: la sfida è appena cominciata…
Zodiac è un thriller atipico: ispirato alle azioni di un serial killer che tenne per anni in scacco la polizia di San Francisco (ancora oggi il caso è considerato chiuso solo perché il principale imputato morì prima di essere sottoposto a processo), il film di David Fincher concentra le sue attenzioni non tanto sulla figura dell'assassino, che rimane sullo sfondo, avvolta da un'aura inquietante e misteriosa, ma su un eterogeneo gruppo di personaggi, le cui vite vengono sconvolte dalle azioni del killer.
Il tema dell'ossessione, già declinato efficacemente da Fincher nelle pellicole del suo recente passato, ritorna e diventa quindi perno dell'intera vicenda: tutti i protagonisti della storia, in primo luogo l'ispettore David Toschi (un eccezionale Mark Ruffalo) e l'anonimo vignettista Robert Graysmith (il capace Jake Gyllenhaal), sacrificano carriera, affetti e famiglia, pur di trovare il bandolo della matassa che, anno dopo anno, si fa sempre più fitta e apparentemente inestricabile. Sullo sfondo, emerge sempre più chiaro il ruolo chiave che assumono col passare degli anni i media e l'informazione in generale.
Nonostante la sua eccessiva durata (oltre due ore e mezza) non contribuisca certo a renderne più agevole la visione, Zodiac garantisce più di un momento memorabile: la sequenza dell'omicidio a sangue freddo di una coppietta nei pressi di un lago e quella che vede Jack Gyllenhaal scendere nello scantinato di uno dei presunti colpevoli, valgono, come si suol dire, il prezzo del biglietto. Peccato che Fincher non abbia reso più compatta e omogenea la narrazione e non abbia utilizzato il tempo a sua disposizione per approfondire meglio alcuni personaggi, come quello del giornalista ubriacone interpretato (casualmente…) da Robert Downey Jr. e quello, forse troppo marginale, cui dà volto e corpo Chloe Sevigny. Graziato da una prestazione del cast a dir poco sontuosa, Zodiac è un film ostico, affascinante, un "thriller non thriller" anticonvenzionale, forse troppo lento e denso di fatti e dialoghi. In America il pubblico non ha gradito (la critica è invece osannante): da noi, dato il genere, potrebbe avere miglior fortuna. Quel che è certo è che David Fincher, anche se non al suo meglio, ha davvero talento da vendere.

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Voto: 3
/5!

**

Titolo: Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus

Genere: Drammatico
Distribuzione:
Nexo

Trama Film: Diane Nemerov, è la figlia di una ricca famiglia ebrea trapiantata a New York. Coniugata è Diane Arbus, moglie di Allan, un fotografo di moda, e mamma distratta di Grace e Sophie. Colta e sensibile, Diane è insofferente ai privilegi sociali, ai protocolli e ai conformismi che condizionano la sua vita e misurano le sue emozioni. Nell'appartamento sopra agli Arbus si stabilisce Lionel Sweeney, un uomo eccentrico affetto da ipertricosi e nascosto dietro una maschera. La relazione amicale e poi sentimentale con Lionel rivelerà a Diane un mondo straordinario e parallelo a quello della riconosciuta normalità. Solo allora Diane impugnerà la macchina fotografica per ritrarre (prevalentemente) le "meraviglie" della natura, i freaks impressionati nella pellicola di Tod Browning.
Steven Shainberg, cresciuto tra i ritratti della Arbus che decoravano le pareti della casa dello zio scrittore Lawrence Shainberg, porta sullo schermo il ritratto immaginario e immaginato della fotografa newyorkese. Liberamente ispirato al libro di Patricia Bosworth, "Diane Arbus: una biografia", il regista esplora insieme alla sua protagonista la sottile relazione tra l'apparire e l'essere. Come in Secretary così in Fur, il suo sguardo guida ed emancipa la figura femminile attraverso pratiche null'affatto consuetudinarie: la perversione, quella masochista della segretaria di Maggie Gyllenhaal, o uno strumento e la sua pratica, quella fotografica della Arbus di Nicole Kidman. Diane, prima di diventare il controverso mito della fotografia americana, era una casalinga che stirava i vestiti, misurava le luci e viveva in un'evidente condizione di subordinazione creativa nei confronti del marito.
Sarà la scoperta della diversità, dell'eccesso della natura suggerito fin dal titolo, a condurla a esplorare tutti quei luoghi, fisici e mentali, che erano stati oggetto di divieto. Fur è la pelliccia prodotta dai Nemerov e indossata dalle belle modelle bloccate dal rigore formale della macchina di Allan Arbus. Ma fur è pure il pelo mostruosamente eccedente di Lionel, che scopre, coprendolo, la manipolazione cosmetica del reale e l'arbitrarietà dei tabù. Nel film di Shainberg la macchina fotografica è sempre posata in primo piano, perché la "camera oscura" è prima negli occhi della Arbus. Occhi da formare, da impressionare, da caricare del vissuto drammatico di Lionel, fermato frontalmente dentro la sua prima fotografia

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Mie (buttatelìpercaso) cosiderazioni: ll tema della diversità, e della scoperta di sè stessi, vissuti dagli occhi della straordinaria Arbus, al confine tra immaginario e realtà.

Voto: 2,75/5!

**

Titolo: Mio fratello è figlio unico

Genere: Drammatico
Distribuzione: Warner Bros Italia


Negli anni '60 a Latina la vita non era facile. Le famiglie dovevano far crescere i figli con quello che avevano, dando loro una buona educazione. Accio è il più giovane di tre fratelli, e la sua vita si svolge fra ideali ora vivi e poi dimenticati. Lottando con il fratello con il quale condivide gioia e miseria.
Uno sguardo, un primo piano. Il movimento degli occhi, ora persi, ora accesi per reagire a una situazione che in quel momento è la più importante. Luchetti sa che il suo cinema è personale, tocca la politica, la affronta, ma ciò che gli importa veramente sono le persone, perché sono loro che fanno il mondo. Ieri, oggi, domani. Quei volti, quindi, che lui approccia nei dettagli, a volte con la camera a mano, per dare ai protagonisti quel qualcosa di incerto, sono l'anima dei suoi film. Mentre racconta la storia dell'Italia del '68 (che a Latina non arriva) fra nero e rosso, due uomini legati dallo stesso sangue si confrontano, e Accio, sempre alla ricerca di una fede, da quella cristiana a quella fascista, per poi quasi perdersi nella sinistra, è la rappresentazione unica di un'incertezza manifesta di un paese allo sbando.
Elio Germano è superlativo, e tiene testa a Scamarcio che buca lo schermo con i suoi occhi verdi e il timbro vocale sicuro. Intorno a loro si muovono la Finocchiaro, magnifica madre, e Zingaretti, fedelissimo al Duce, perfetti comprimari di un dramma estremamente personale. La crescita di un uomo, forse non era mai stata così profonda nel cinema italiano attuale e, se superiamo gli ultimi venti minuti, troppo didascalici, scopriamo come l'umanità può essere raccontata con la forza delle immagini e delle parole.

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Voto: 3,5
/5!

**

Titolo: Elizabeth - The golden age

Genere: Drammatico
Distribuzione: Universal Pictures

Trama Film: ilippo II, re di Spagna e fervente cattolico, è fermamente deciso a detronizzare l'"eretica" Elisabetta I e a incoronare regina d'Inghilterra la cugina Maria Stuarda. Sostenuto dalla Chiesa di Roma e armato di un poderoso esercito il sovrano spagnolo ordisce un complotto ai danni di Elisabetta, che da trent'anni governa gli inglesi con forza e saggezza. Mentre il fondamentalismo cattolico di Filippo e dell'Inquisizione minaccia l'Europa protestante, la presenza a corte di Raleigh, un cittadino senza titolo nobiliare con la vocazione per l'esplorazione e per la navigazione su mari perigliosi, indebolisce le salde certezze della regina. Dimenticando il suo ruolo, Elisabetta si scopre vulnerabile e innamorata. Ma la politica estera la reclama. L' "invincibile" Armada di Filippo, centotrenta galere e trentamila uomini, è salpata per l'Inghilterra.
La vita di Elisabetta I è un "testo" largamente frequentato al cinema. Ne esistono oltre venti versioni. Tutti se ne innamorano, soprattutto gli storici e i registi, che non resistono alla tentazione di farne un libro o un film. È successo a Shekhar Kapur, che dieci anni fa con Elizabeth tentò la sfida, vincendola. Nel secondo "episodio" la sovrana inglese vive una golden age minacciata dalla cospirazione e dal fondamentalismo di Filippo di Spagna. Fedele al suo voto di castità e di fedeltà alla nazione, Elisabetta declina le proposte di matrimonio dei suoi pretendenti e coltiva la disposizione al comando. Intrigata dallo spirito libero, colto e indipendente di Sir Raleigh, la regina cede il passo alla donna.
L'interesse per il "pirata" gentiluomo si libera nella conturbante sequenza della danza di corte, in cui Elisabetta immagina di sostituirsi alla giovane favorita (Elizabeth), suo doppio che agisce e sperimenta in sua vece l'amore. Confusa dal sentimento e ingabbiata dal suo ruolo, Elisabetta rinuncia alle proprie aspirazioni amorose e si consacra alla causa "protestante", calandosi con rigore e passione nel ruolo della regina che impara i trucchi della politica e sa incantare il popolo, l'esercito e il nemico con indole risoluta e bellezza illibata.
La singolarità del film va ricercata nel linguaggio cinematografico: la costruzione dello spazio e il ruolo del montaggio. Dentro una ricostruzione storica volutamente accademica, secondo i modelli del classico kolossal storico, il regista riesce a fare interagire i volti e i corpi dei tre protagonisti (Elisabetta, Sir Raleigh e il segretario di stato Francis Walsingham) con le masse civili e con quelle armate. La spettacolarità volumetrica dell'ambiente cortigiano e quella epica della battaglia navale sono intercalate da scene liriche e private, che comunicano con efficacia una forte presa emotiva. Nella ricchezza della narrazione, che non risparmia gli eccessi e si concede di sollecitare sentimenti, la composizione sonora imprime il ritmo alla rappresentazione, contribuendo non poco alla mitizzazione della "regina vergine".
La musica, i cori e il sinfonismo sono concettualmente vicini al melodramma operistico. Elizabeth - The Golden Age è l'occasione per consacrare (e venerare) Cate Blanchett, infinita nella definizione del personaggio storico, indagato nella sua umanità e seguito nella sua straordinaria avventura. Dotata di un'innata fotogenia e di un solenne portamento scenico, l'ultimo sguardo della sua regina è di quelli che non si dimenticano, quasi intuisse oltre lo "schermo" la presenza del suddito-spettatore.

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Voto: 3,85/5!


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