lunedì, novembre 23

Le chiamo parole

Nelle etichette le chiamo parole, non sono ambiziose, sono solo parole, nude e impotenti.
E' solo più semplice scavare intorno a un sentimento, a una emozione, è solo più semplice descriverne l'illusione.

E' solo più semplice accatastare parole come scatoloni in una soffitta.
Sono solo parole che messe insieme danno senso a una emozione o un pensiero che mi attraversano  dentro e allo stesso modo in cui sono venute se ne andrebbero se non le fermassi, scrivendole.
Questo blog è il luogo dove dare spazio a quella Vita che mi sfugge.
Ho provato per molti anni a tenere un diario, tento ancora, ma il foglio bianco mi immobilizza per ore senza riuscire a compiere la magia e tramutare le parole volatili che si inseguono nella mente, in pensieri scritti.

domenica, novembre 22

Ritorno alla Terra



Un giorno scrissi che non esistono favole,
solo abbozzati tentativi poco realistici di renderle tali.

Era il giorno in cui avevo capito quanto potesse costarmi pensarla così.



***


Accolte silenziose dalla Madre Terrena
foglie d'autunno spogliano d'abito i loro rami,
scivolando inerti sull'aria umida.

Voci disarticolate infiltrano da mondi paralleli utopie disilluse,
che la stagione ha spento.
Luci tenui, all'adunata, richiamano ombre,
fedeli compagne.
Di
viaggi, false partenze e ritorni.

Vortici di serpenti e riti sacrileghi accolgono il nuovo Inverno.
Ritorno nuda alla Terra, portata via dal vento.

venerdì, novembre 13

I colori

Da una email.

Mi ha svegliato una canzone.
Dormivo quando ha iniziato a suonarmi forte nella testa. Battito accelerato e poi angoscia, un'angoscia deforme, e la sensazione chiara e netta di non riuscire a mettere in ordine. Non riesco a stare nel letto, mi alzo, vago per casa. Il buio è un fratello che consola e sa ascoltare
(..)

(..)
E' sbagliato, è tutto sbagliato. L'amore per gli altri non basta. E' una cosa che mi ha insegnato in questi anni la vita. L'amore inizia passando da sè stessi e finisce per illuminare le persone che abbiamo intorno, tingendole di immenso.
Se vivi nell'ombra, vivi privato di quella luce necessaria per vedere i colori meravigliosi della vita, e
rifletti tenebre negli occhi di chi ti guarda.

giovedì, novembre 12

mentre piove


Cerchi riparo fraterno conforto
tendi le braccia allo specchio


ti muovi a stento e con sguardo severo

biascichi un malinconico Modugno


Di quei violini suonati dal vento

l'ultimo bacio mia dolce bambina


brucia sul viso come gocce di limone

l'eroico coraggio di un feroce addio

ma sono lacrime

mentre piove

piove


mentre piove

piove


mentre piove


Magica quiete velata indulgenza

dopo l'ingrata tempesta


riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio

Mille violini suonati dal vento

l'ultimo abbraccio mia amata bambina


nel tenue ricordo di una pioggia d'argento
il senso spietato di un non ritorno


Di quei violini suonati dal vento

l'ultimo bacio mia dolce bambina

brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio

ma sono lacrime

mentre piove

piove


mentre piove

piove


mentre piove

piove



luna sorda


Minuscole formiche sterrano montagne,
rotolando giganti rocciosi senza vetta.

Danze funeste e fuochi maledetti,
di rosso, tingono ombre scalze.

Mossa da movenze stanche,
lenta, brucia la carne.

Imprimendo la terra,
flutti di sangue sgorgano dalle viscere.
E una luna, sorda, accompagna il buio, in un canto senza voce.

venerdì, novembre 6

Sulla riva del mio eremo


Sono un pò giù di corda in questo giorni.
Vivere al ribasso, capita, tuttavia. Oggi tra una pagina ripetuta e quella successiva, mi sono dovuta alzare, e andando da una scrivania all'altra, presa da una sensazione di estrema chiarezza e lucidità, raggiunto il pc ho scritto sul forum: Boh, mi sento sempre più un'astrattezza surreale della materia, costretta in un corpo di plastica. Non capisco la vena irreale e isterica delle cose, quindi ne ribalto il senso, dipingendo un cielo in cui tutto è normale e io il paradosso. Non è proprio solamente così, ma è pur sempre un aspetto dello spettacolo che ho messo in scena nel mio teatro.
Ho il tessuto cerebrale atrofico, non filtra e non fa infiltrare niente. Impermeabile e silenzioso.
Come un giudice che impugna il martelletto e lo scandisce sul banchetto allo scoccare del rintocco. Parlo di giudizio, forse ha un senso e forse centra, remote anticaglie che incontrano sorrisi ambigui di un passato, passato.
Voglio bene alle persone che vivono
insieme me, ma a volte non è facile. Non è facile incrociare i loro sogni, sofferenze, disillusioni e guardare oltre, come se non li vedessi e fossero solo una mia errata intuizione.
Vorrei dare a ognuno di loro la possibilità di essere sole, luna, sasso o stella, vorrei potergli regalare la speranza di scoprire quello che sono.
Invece mi giro, voltandomi, dall'altra parte, perchè mi sento stanca e impotente. E trascino i piedi sulla riva del mio eremo, guardando lontano, distante
.

domenica, novembre 1

Le parole alla follia, ciao Alda



Il mio passato

Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che e’ passato
e’ come se non ci fosse mai stato.
Il passato e’ un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato e’ solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho gia’ visto
non conta piu’ niente.
Il passato ed il futuro
non sono realta’ ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacche’ non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.



venerdì, ottobre 30

Oltre il delirio del potere


Esistere fuori dal tempo, una casetta isolata, alle pendici del monte, guardando il sole che di primo mattino ancora sa di calore.
Uno studio, con migliaia di libri, un camino, il rumore delle foglie e il colore vivo dell'erba.
Cataste di legna da bruciare e il silenzio della Madre che, scandendo il ritmo del suo invecchiare, dà vita ai fiori.
La musica di un pianoforte che suona alta, ricomprendo l'attesa dell'Infinito.

Lontana dalla dimensione utilitarista del potere, dalle nefandezze della politica che mercifica sè stessa, e si svende, ubbidendo seria e cortese a interessi cortigiani e regali.
Lontana dal branco di diabolici diavoli senza anima, arrovellati negli ingranaggi del calcolo e della miseria morale, che negano gli ideali sospiri della politica, relegandola a strumento attraverso cui esercitare la propria gloria.
Lontana dai paggi che, asserviti al re, compiacciono le sue gesta, come bestie ammaestrate, eseguendo gli ordini con lo sguardo vuoto di chi, scarnificato di pensiero e sostanza, non sa capire.
Vizi striscianti, scavano i pavimenti dei palazzi rincorrendosi tra sussulti goduti e giochi proibiti senza morale, nè pubblica decenza.
Ombre silenti di pagliacci senza parrucca nè trucco giocano al gioco della politica svilendo la natura dello stato e annientando il Credo dei nostri padri, e prima di loro dei nostri nonni, che hanno lottato per la Libertà.

Vorrei essere in quella casetta isolata,
il più distante possibile dai compromessi e dalle servitù,
per riposarmi,
lontana dal disgusto, oltre il delirio del potere.

giovedì, ottobre 29

Addio, mondi virtuali!

Breve Intro.
Tratto dal forum di Second Life.
(Aiut! Oggi ho la parlantina!)



L'ho messa a fuoco in questi giorni, era un pò che mi ronzava nella testa senza riuscire a darle forma.

Vaffanculo a tutte quelle persone che andandosene dal forum e/o da Second Life, perchè han considerato esaurita la loro emivita virtuale, oggi si sentono nel cuore la superiorità morale dell'essersene andati.
Quello stesso senso di superiorità condito di compassione (critica) che può provare un accanito fumatore che ha smesso di fumare mentre osserva un fumatore accanito accendersi una sigaretta dietro l'altra, non riuscendo a nascondere il sorrisetto beffardo perchè lui ci è riuscito.
Il gioco degli specchi riflessi e il confronto al ribasso non sempre sono attendibili rivelatori della propria condizione esistenziale e guardare gli altri vedendoci dentro la propria antica miseria, può anche non essere un metro valido per tirare delle somme.
Le ragioni per le quali si approda al metaverso, sono una enormità e vanno dallo spirito ludico, al bisogno di rifugiarsi e/o di scoprirsi un pò di più, al fascino per lo strumento virtuale, alle due chiacchiere, alla casualità, al cercare un posto dove poter dare vita all'immaginazione, con una gigantesca possibilità di sfumature più o meno intermedie.
E anche le ragioni per le quali si resta sono le stesse, anche se nel tempo potrebbero mutare, accompagnate da una evoluzione o involuzione della persona, o a volte da nessuna delle due.
L'equilibrio è il metro-interiore rivelatore dei propri disequilibri e se l'aver abbandonato un mondo virtuale è stato ciò che vi ha fatto ritrovare il vostro karma, forse, e dico forse, è il caso di riflettere un pò più approfonditamente su voi stessi.

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martedì, ottobre 27

Ortopedia è...

Ortopedia è...

  1. soporifera
  2. falegnameria rudimentale
  3. una disciplina priva di poesia
  4. terribilmente noiosa
Ma soprattutto ho un professore il cui cognome...fa rima con "one".

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domenica, ottobre 25

Adesso tocca a voi



Per quanto l'abbia considerato valido, e in linea generale apprezzi la rubrica 'Invece' del quotidiano l'Unità scritta dal direttore, non ero troppo concorde con il pezzo dell'altro ieri pubblicato dopo le prime dichiarazioni di Marrazzo (
Al pubblico pagante).
I troppo pochi e contraddittori elementi emersi sull'inchiesta lì per lì hanno confuso un pò le acque , per questo, secondo me, prima di ipotizzare precisi scenari collocandoli in quadri effettivamente esistenti, sarebbe risultata opportuna un pò
più prudenza.
Tuttavia, con il pezzo di oggi si, il cerchio si chiude e mi trova assolutamente d'accordo sia nell'analisi che nelle valutazioni conclusive.


Adesso tocca a voi
Sarebbe bello poter dire: adesso ci aspettiamo che chi ha colpe peggiori faccia altrettanto. Non accadrà. Là risolvono il caso dicendo «non sono un santo», poi continuano a governare con le barzellette: almeno a noi piacciono le donne, e tutti a ridere. C'è davvero pochissimo da ridere, cari signori sedotti dal dongiovannismo di palazzo, cari squallidi mercanti di ragazze da offrire insieme a un cocktail in cambio di affari, ragazze per favorire intese economiche, benefit per il dopo cena a spese della ditta, ragazze da ridurre alla prostituzione del sottobosco della politica, sesso senile in cambio di una comparsata in tv, un posto di lavoro, seggi in consiglio comunale in parlamento a Strasburgo e anche di più. D'Addario candidata, ricordate?

Piero Marrazzo si è sospeso dall'incarico a 24 ore dallo scandalo che lo ha coinvolto. Ha sollevato se stesso e la sua parte politica dal gioco fetido del confronto, subito difatti alimentato da destra: tutti uguali, no? No, non esattamente. Marrazzo non ha fatto delle sue debolezze private una merce di scambio con posizioni pubbliche: non ha nominato senatori i suoi cavalli, né assessori i suoi compagni di serata. Non li ha portati con sé nelle visite ufficiali offrendoli a colleghi pari grado, non ha dirottato su imprevisti scali i voli di stato per portarli con sè scortati da forze pubbliche dell'ordine, non ha istituito scuole di politica coinvolgendo ministri della repubblica per renderli presentabili in politica. Questo fa un despota che abbia una concezione padronale dello stato oltrechè un'idea da "utilizzatore finale" delle persone in stato di soggezione, le donne in cima alla lista ma non è molto diverso l'utilizzo che fa dei suoi dipendenti, uomini o donne che siano, la prostituzione non è solo dei corpi. Marrazzo frequentava transessuali, è stato ricattato da quattro carabinieri che lo hanno sorpreso e filmato, non ha denunciato il ricatto. Ha sbagliato tre volte: per ingenuità, le «debolezze private» di questi tempi si pagano carissime e conviene astenersene. Per paura e per vergogna, l'ipocrisia corrente rende complicato rivelare le proprie inclinazioni sessuali: avrebbe potuto parlarne pubblicamente ma certo la famiglia, le bambine. Ha sbagliato più di tutto a sottostare al ricatto per tutto questo tempo e infine a mentire. Lo abbiamo scritto ieri qui: avrebbe dovuto dire subito "sono sotto estorsione, denuncio i fatti". È questo l'errore - l'unico dei tre - che gli impedisce di proseguire nel mandato. Un uomo pubblico non può essere soggetto a ricatto: né di una prostituta, né di un servizio segreto, né di un carabiniere. Un uomo pubblico ricattabile è debole, costretto a pagare per difendersi, a corrompere e corrompersi. Infine: il sesso a pagamento è ben triste, sempre. Comprare favori - sfruttare chi è ridotto a far mercato di sè - rende più miseri, non più potenti. L'autosospensione è la premessa delle dimissioni. Ci auguriamo che, compatibilmente con il funzionamento della Regione, non si debba attendere a lungo. Oggi è una bella giornata, dobbiamo rendere onore a Marrazzo: è il giorno di rivendicare la differenza ed esserne orgogliosi. Dimettetevi anche voi se ne siete capaci. Essere eletti non sottrae nessuno alla giustizia: dimettetevi e fatevi giudicare. Noi andiamo a votare. Buona domenica. da l'Unità, Concita De Gregorio

sabato, ottobre 24

Monet



Vivo così, in un cazzo di quadro impressionistico di Monet,
sbiadita nella forma, esaltata nei colori,
in deleterea alternanza tra il tentativo di comprendere l'universo
e l'incontenibile istinto di mandarlo a farsi fottere.

giovedì, ottobre 15

Se la Dignità avesse un volto



L'enorme dignità di una precaria siciliana,
l'umanità venduta e svenduta all'ignoranza,
la ricerca di una identità che non affondi le sue radici nella mercificazione e nella mortificazione,
il dolore per una integrità devastata.

Per chi ha dei figli, per chi non ce li ha,
per chi non ha un lavoro, per chi un lavoro ce l'ha,
per chi, ancora, ha dentro il bisogno di guardare al mondo e credere in un futuro.

martedì, ottobre 6

Una Terapista Occupazionale all'Università di Pisa

In supremae dignitatis

Sono andata a lezione e l'aula era deserta.
professori studenti.

Eppure l'orario lasciava pochi dubbi:

14.00 - 15.30
Aula PS2
Tecn . di riabilitazione medica e chirurgica propedeutiche alla T.O.

15.40 - 17.15
Aula PS2
Educazione alimentare

Inizia un rimpallo tra aula C e aula PS2 (in bicicletta).
Busso in segreteria di facoltà dove abbozzano un timido "siamo chiusi".


(io e la segreteria ci conosciamo abbastanza bene)

Io: "Lo so, buongiorno, ma mi scusi, i terapisti classe SNT/2 dove sono finiti?"
Lei: "Aspetta che controllo l'orario...dunque...dovrebbero essere in aula PS2"
Io: "Esatto, ma non ci sono."
Lei: "Come non ci sono?!?"
Io: "No, non ci sono e non c'è nemmeno il professore".
Lei: "Non è possibile"
Io: "Dato che voi non siete informati, suppongo che il professore si sia accordato, probabilmente ieri, direttamente con gli studenti su un cambio di orario SENZA comunicarlo alla segreteria"
Lei: "Siamo alle solite"
Io: "Appunto."

Segue un lungo discorso, parte del quale finirà nella lettera che sto preparando per il Presidente del Corso di Laurea.

Strano direte voi.
Assolutamente no.
Normalissima - almeno quanto patetica - amministrazione.

Così patetica da aver strutturato un sistema per cui le comunicazioni interne a un corso universitario riguardanti organizzazione e natura dello stesso - mi riferisco a appelli, programmi, ricevimenti, spostamenti di orario - passino regolarmente da studente a studente attraverso un tam tam - tipo comare di paese - anzichè tramite comunicazioni ufficiali (segreteria, affissione in bacheca) degne di una istituzione pubblica.

Così patetico da obbligare gli studenti a organizzarsi in proprio (hanno tutta la mia solidarietà) creando per esempio una pagina internet dove scambiarsi le informazioni per tamponare le enormi lacune organizzative e informative del corso di laurea del quale pagano regolarmente le tasse finendo per fare oltre che gli studenti anche i tutor ai più giovani, i segretari per orari e comunicazioni interne, gli assistenti dei professori per prenotazione aule e raccolta liste per gli appelli.
Sperando che vogliano completare il quadro armandosi anche di scopa e paletta a fine lezione.

Così patetico da far sì che gli studenti non dispongano, per la stragrande maggioranza dei moduli, nemmeno delle date di appello, che secondo regolamento di ateneo dovrebbero essere 1°) almeno CINQUE
all'anno senza contare le prove in itinere 2°) comunicate con almeno NOVANTA giorni di anticipo (come da regolamento di ateneo, Art. 6) negando, di fatto, allo studente la possibilità di organizzarsi un maledetto piano di studi
Pianificazione che, come si sa è per uno studente - figuriamoci poi per di più se lavoratore come la sottoscritta -
fondamentale per una lineare progressione negli studi.
Assenza questa che crea una discrepanza enorme tra la figura dello studente del corso di terapia occupazionale e quello di altri corsi più strutturati che, con una maggiore organizzazione, dimostrano anche un maggiore rispetto verso la persona dello studente.

Ed è così che è iniziato il mio anno accademico tra una lezione persa e l'applicazione
del solito rodato "sistema ad minchiam" per la pianificazione degli esami.

Il solito vecchio monotono sistema tragi-comico dell'umma a umma all'italiana, degno, purtroppo, dell'istituzione pubblica che rappresenta.

lunedì, ottobre 5

Argh!

Dieci giorni fa ho bucato la ruota di dietro.
Due giorni fa quella davanti.

Mi è ormai chiaro, Qualcuno complotta e tesse trame alle mie spalle.


Vicoli ciechi


Chiudere il rubinetto della menzogna
e guardare negli occhi l'Umano che hai dentro.
Cambiare destinazione,
immaginare un altro varco che conduca allo stesso posto,
cambiare posto.
Frastornati dall'infinita incongruenza dell'Universo, chiedersi, continuamente.
Innamorarsi del significato di una carezza, incrociarlo alle Tenebre
e chiedersi dove sia l'Umano.
Una linea oltre la quale le Azioni deformino le Intenzioni
e l'Umano diventi bestiale.
Ritrovare l'Azzurro guardando un muro bianco,
assaporare un sorriso
senza il vocio dei pensieri,
prendere a calci l'Umano e spingerlo nel Vuoto.
Moti ondosi, senza marea luna.
Silenzi assordanti frantumano cristalli di nuvole
di un maledetto cielo Azzurro che precipita al suolo.

martedì, settembre 29

Yawn!



Sono stanca (nel senso che ho proprio sonno!).

Ho fatto la notte, e prima di fare la notte ho lavorato tre ore da una parte.

E quando ho finito la notte ne ho lavorate tre da un’altra.
E quando faccio turni di diciotto ore continuate arrivo che sono a pezzi, o un cencio come si dice da queste parti.

Se tocco il letto rischio di dormire fino al giorno dopo, quindi
mi distraggo dal sonno ascoltando la musica, scrivendo e leggendo al pc, bevendo una tazza di caffè stra-lungo, riflettendo sull'estinzione del panda, dando fastidio ai gatti (è 'na cafonata che mentre lotto con il sonno loro, noncuranti, dormano sul mio letto) e poi una volta ripreso il senno, ecco che la mia giornata comincia.
Già!

Perché giovedì ho un esame, niente di meno che a Volterra.

E poi il 5 ho appuntamento dal dentista.

E il 6 con il Presidente del mio corso di laurea.

E il 15 ho il concorso per operatore socio-sanitario.
E poi volevo andare a trovare Carlo a Varese.

E poi Lui si laurea.

E poi volevo festeggiare il mio compleanno con mia mamma e mia sorella.

E poi mi piacerebbe andare alla manifestazione a Roma sabato 3 sulla libertà di stampa.

E poi altri su altri e poi.


Olindo e Rosa (una coppia di anziani coniugi che abitano sotto di me) stanno litigando per chi dei due ha più diritto dell’altro ad accaparrarsi l’unica sdraio sul terrazzo e godersi un po’ il sole. Image Hosted by ImageShack.us

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH, che sclero.


Si, lo so.
Una volta questo era un blog semiserio, una volta.

Infatti già so che mezz'ora dopo aver pubblicato queste righe mi pentirò per aver dato spazio a un post inutile come questo.
Mi odio quando "scrivo allegro" Image Hosted by ImageShack.us
Se dovesse sparire il perchè già l'ho scritto.
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venerdì, settembre 25

Un anno Dopo

Non avere il tempo di ascoltarsi è una scusa incontrastabile.
Gelosa delle mie forze passo il tempo incardinando il mio ego tra certezze, intenti e progetti.
Ho sempre avuto un’idea di me e da un anno la sto costruendo, concretamente.
E oggi posso scrivere per la prima volta in vita mia che mi sono trovata, e sono Io.
Io, senza quei quintali di tormenti emotivi che mi ancoravano alla sedia.
Io, senza la sensazione che potrei cadere.
Io, stabile e positiva, con una soluzione a qualsiasi problema.
Processi naturali a una direzione, perché il piccolo che spicca il volo non smetterà di farlo per tornare a vivere nel nido.
Ma quell’idea che ho di me ha in sè un spietato prezzo, il funzionalismo
Anche se forse poi, penso, che se i copioni si ripetono la causa potrebbe essere un mal comune, anche se non saprei dove cercarlo e non saprei nemmeno se esiste.
Ogni bambino cresce con un sogno.
Da piccola chiudendo gli occhi vedevo una donna in uno studio pieno di libri con una grande scrivania di legno piena di carte.
Che noia, vero?

giovedì, settembre 24

Mal comune mezzo gaudio



=> Disclaimer:

  1. Segue un inizio di telefonata tra me e mia mamma.
  2. Il tutto si è svolto ieri mattina.
  3. Mia mamma avrà usato nella sua vita dieci espressioni volgari.


MammaAnna: Pronto?


Io (scandendo): P o r c a M i s e r i a!

MammaAnna (scandendo): P o r c a V a c c a!


Io: Hai visto Linea Notte ieri sera?!


MammaAnna (scandendo): P o r c a M i s e r i a!

Io (scandendo): P o r c a V a c c a!



Morale: perchè una morale c'è sempre. Ed è questa:




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mercoledì, settembre 23

Il Fatto Quotidiano

Email inviata a la redazione de "Il Fatto Quotidiano".

Sito (temporaneo) di riferimento:
=> L'antefatto, il Blog del Il Fatto Quotidiano.

Buongiorno redazione,

questa mattina tra le otto e le nove del mattino ho provato a cercarvi in UNDICI edicole, ma non ho avuto fortuna: in tutte, le copie de Il Fatto erano esaurite.
Uno degli edicolanti alla mia richiesta ha esclamato "ma quanti siete stamani a chiedermelo?!"
In altre due edicole ho invece incontrato altri che come me erano alla disperata ricerca di una copia e ci siamo scambiati un sorriso e informazioni sulle edicole che vi avevano esaurito.
In un'altra ancora, invece, un lettore riuscito ad accaparrarsi l'ultima copia disponibile leggeva Il Fatto ad un gruppetto di tre-quattro persone che nel frattempo erano arrivate in cerca di una copia.

Ho prenotato l'abbonamento e lo perfezionerò non appena ci sarà la possibilità dei coupon, nel frattempo da domani mi sono organizzata "prenotandovi" al mio edicolante di fiducia e pentendomi per essere stata ingenua e non avergli detto, ieri, di conservarmene, oggi, una copia.

Questa email solo per dirvi che questa mattina avrei voluto leggervi.
Buon lavoro a tutti.

A. T
.

mercoledì, settembre 16

Chi bussa a Porta a Porta?


"C'è poco da commentare sulla puntata di "Porta a Porta" di ieri sera.
Bisogna passare ai fatti.
Registrare tutto e inviarlo al resto del mondo, via Internet, con una sola parola d'accompagnamento: "aiuto!""


Tratto dall'editoriale di Curzio Maltese oggi su Repubblica.it

domenica, settembre 13

Confini Labili

Viviamo circondati da linee di demarcazione.
Al di qua della quali regnano tolleranza, moderazione e disponibilità verso il genere umano.
Ma hanno confini labili.
Stare al di qua è una scelta ragionata, più che un istinto e spesso risponde più a bisogni contingenti che ha un reale bisogno naturale.
La finezza è una dote, la ragione anche.
La stanchezza è un sintomo ed è conseguenza naturale dell’assenza delle prime due.
E l’essere ritornata a scrivere ne è la dimostrazione.

giovedì, settembre 10

Presenza e Mancanza

Manca qualcosa.
Manca sempre Qualcosa e a volte mi toglie il respiro.
Manca l’
Azzurro.
E
saper distinguere cose, persone e sentimenti.
A volte è un
Nome, altre volte è una Emozione, altre volte è un Silenzio, altre volte è una Direzione.
Manca una
visione lucida, ammesso che la si possa avere di sé stessi e degli altri.
Manca la
Luce, quella di un sorriso capace di illuminarti la giornata.

Ma è complicato quando si ha il resto far conciliare
Presenza e Mancanza.

venerdì, settembre 4

Piove!



Butto i pantaloncini sopra il televisore spento, scivolo sotto il lenzuolo, il micione raggiunge il suo posticino al mio fianco, mi faccio un pò di spazio tra i cuscini e chiudo gli occhi.
Una voce si leva dal terrazzo sotto al mio "
Piove!".
Mi alzo in un baleno e corro per il corridoio, busso a Elisa, entro e le dico "
Piove!".
Ricorro in camera mia a infiliarmi i pantaloni, lei nel frattempo si cambia la maglietta del pigiama, prendo le chiavi e usciamo lasciando attoniti i mici che non si spiegano il perchè di tutti quei movimenti frenetici, a quell'ora.
Scendiamo le scale in punta di piedi cercando di non arrecare rumori molesti che facciano incazzare
Olindo e Rosa, ma non riusciamo a non ridere perchè il tentare di fare tutto in silenzio ci rende alquanto goffe.
Apro il portone, e finalmente, eccola lì,
meravigliosamente piove.
Abito in un posto dove autunno e inverno piove 28 giorni all'anno, e sono due mesi che non vedo una goccia di pioggia.
E poi io amo le
giornate piovose e il freddo e i maglioni e la copertina di lana.
Saltelliamo sotto la pioggia con il viso in aria, faccio il giro del palazzo, raggiungo il sotto-terrazzo di Olindo (eccolo in una foto recente insieme alla consorte) e mi esibisco in una
pernientesexy danza propiziatoria.
Elisa ride e io anche.
Dopo un pò ritorniamo in casa, ma continuiamo a goderci
sulla pelle le gocce di pioggia dal terrazzo, questa volta insieme ai mici.

giovedì, settembre 3

Aria e Carta



Vorrei dire, se lo potessi dire, che lei resterà sempre
Lei.
E ogni cosa che avrà creato, di
carta e di aria, non le basterà mai.
Il bisogno di
fare e crescere e diventare e trasformarsi è il suo morboso compagno che la guarderà ridere e invecchiare, nel silenzio del tempo.
Lei resterà sempre quello che sarà domani ed era ieri.
Senza disturbare troppo, spaccherà il suo mondo in quattro parti e da queste quattro parti ne ricaverà otto.
Ma otto non basteranno,
perché non basta mai.
Ma è certa che passerà, quando ne avrà ottenute sedici.
Ma è altrettanto certa che sta mentendo.
Sarà felice. E'
felice.
Lo è.
Anche se dalle parole scritte sembra sempre che non sia.
Perché le parole scritte sono diverse, è tutto diverso.
Ed è per questo che le ringrazio infinitamente.

Ma ogni cosa, tutte le cose create di aria e di carta,
non potranno mai bastare.

venerdì, maggio 1

Se Veronica diventa preda


di ADRIANO SOFRI


Gentile Silvio B., le dirò alcune cose sincere, da uomo a uomo. Noi uomini non siamo abituati a dirle, e tanto meno ad ascoltarle. Vale per quasi tutti noi, non solo per i bugiardi più spericolati come lei. Noi (con qualche rarissima eccezione: ci sono anche uomini davvero nobili d'animo, ma non ci riguarda) sappiamo bene di che porcherie si tratti, sia che le pratichiamo, come lei ostenta di fare, sia che ci rinunciamo, perché abbiamo imparato a vergognarcene, o semplicemente perché non abbiamo il fisico. Lo sa lei, lo so io.

Mi hanno raccomandato di non perdermi i giornali a lei vicini: non li ho persi. Ho scorso gli editoriali, ho guardato le fotografie. Sa che cosa ho pensato? No, non che mi trovavo di fronte a qualche colonna infame, questo era ovvio, l'ha pensato chiunque. Ho guardato le fotografie - una giovane donna, un'attrice, che si scopre il seno - e mi sono chiesto come sia stato possibile che una giovane donna così bella dedicasse la propria vita a uno come lei. E' successo anche a me, mi interrogo anch'io: come sia possibile che giovani donne così belle e intelligenti dedichino la propria vita a uomini come noi. Naturalmente, un po' lo sappiamo come succede. Che carte abbiamo in mano, per barare.

Siamo volgari abbastanza per riconoscere la reciproca volgarità. Semplicemente, ci teniamo a bada un po' di più di quanto faccia lei. Dicono tutti che gli italiani la invidiino. Sinceramente, nemmeno a questo credo. La guardo, dalla testa ai piedi, e non ci credo. Gli italiani hanno, come tanti maschi del mondo, un problema con la caduta dei capelli. Ma sanno bene che la sua non è la soluzione. Lei stesso lo sa, e non deve farsi troppe illusioni. Il cosiddetto populismo è traditore. Uno crede di aver sostituito ai cittadini un popolo, al popolo un pubblico, al pubblico una plebe: ed ecco, proprio mentre passa sotto l'arco di trionfo del suo impero di cartapesta e lancia gettoni d'oro, parte un solo fischio, e la plebe d'un tratto si rivolta e lo precipita nel fango.

L'Italia è il paese di Maramaldo, e io non voglio maramaldeggiare su lei: benché sia ora di rovesciare le parti di quel vecchio scurrile episodio, e avvertire, dal suolo su cui si giace, al prepotente che gl'incombe sopra che è un uomo morto. Noi c'intendiamo: abbiamo gli stessi trucchi, dimissionari o no, pentiti o no. Siamo capaci di molto. Di esibire le nostre liste alle europee, e vantarcene: "Dove sono le famigerate veline?" dopo aver fatto fare le ore piccole ai nostri esasperati luogotenenti a depennare capigliature bionde. Di dire: "La signora" (non so se lei ci metterebbe la maiuscola: fino a questa introspezione non arrivo), sapendo che la signora di noi sa tutto, e anche delle liste elettorali prima della purga. Magari la signora la lascerà, finalmente, e lei le scioglierà addosso la muta dei suoi cani. Diventerà la loro preda prediletta. Ma nel Parlamento Europeo (le maiuscole ce le metto io: un tocco di solennità non fa male) ci si ricorderà di Veronica. Capaci perfino di chiamare "maleodoranti e malvestite" le deputate dell'altro schieramento: ci ho pensato, e le dirò che almeno a questo non credo che avrei saputo spingermi. In fondo lei è fortunato: le circostanze le permetteranno fino alla fine di restare soprattutto un poveruomo desideroso di essere vezzeggiato e invidiato e lusingato da ammiccamenti e colpi di gomito dei suoi sudditi, a Palazzo Chigi o sul prossimo colle, mentre padri di famiglia minacciano di darsi fuoco perché la loro bellissima bambina non è stata candidata, e vanno via contenti con la sua camicia di ricambio. In altre circostanze avrebbero potuto succederle cose terribili.

Nel giro d'anni in cui lei e io nascevamo morirono chiusi in due distanti manicomii, perfettamente sani di mente, la signora Ida Dalser e suo figlio Benitino, che facevano ombra al capo del governo. Allora lo Stato era più efficiente di oggi, e misero mano a quella soluzione medici, infermieri, direttori di ospedali, questori, prefetti, commissari di polizia, segretari di fiducia. Altro che lo scherzo delle belle ragazze nelle liste elettorali. Dipende tutto dall'anagrafe.

Per ora molti italiani (e anche parecchie italiane: le è riuscito il gioco di far passare la cosa come una rivalità fra giovani e belle e attempate e risentite) ricantano ancora il vecchio ritornello: "Tra moglie e marito...". Di tutti i vizi nostri, quello è il peggiore. E' la incrollabile Protezione civile dei panni sporchi da tenere sporchi in famiglia, delle botte e delle violenze a mogli e bambini, delle malefatte di padri spirituali al segreto del confessionale, fino a esploderci nelle mani quando il delitto d'onore appena cancellato dal nostro codice si ripresenta nelle figlia ammazzata in nome di qualche sharia. Non mettere il dito: no, a condizione che non si sentano pianti troppo forti uscire dalle pareti domestiche. O, anche quando la casa è così ricca e i muri così spessi, non sia la moglie a far sapere che cosa pensa. Che né il denaro né il soffio della Storia (Dio ci perdoni) le basta a tacere il suo disgusto.

Invidiarla, gentile presidente? Mah. Ammetterò che, reietto come sono, una tentazione l'ho avuta. Non mi dispiacerebbe avere un ruolo importante nell'Italia pubblica di oggi, per le nuove opportunità che si offrono a chi sappia pensare in grande. E' da quando ero bambino che desidero fare cavallo uno dei miei senatori.

martedì, aprile 28

Bu!


Bene, che avete da guardare con quella faccia? Image Hosted by ImageShack.us
Non ho mai scritto di aver abbandonato questa dimora fredda, ma accogliente. Ho solo avuto molte cose da fare e mi sono trovata a dover ridurre drasticamente alcuni spazi vitali.
D'altra parte le pessime abitudini sono come i capelli bianchi, non se ne andranno mai.