martedì, ottobre 6

Una Terapista Occupazionale all'Università di Pisa

In supremae dignitatis

Sono andata a lezione e l'aula era deserta.
professori studenti.

Eppure l'orario lasciava pochi dubbi:

14.00 - 15.30
Aula PS2
Tecn . di riabilitazione medica e chirurgica propedeutiche alla T.O.

15.40 - 17.15
Aula PS2
Educazione alimentare

Inizia un rimpallo tra aula C e aula PS2 (in bicicletta).
Busso in segreteria di facoltà dove abbozzano un timido "siamo chiusi".


(io e la segreteria ci conosciamo abbastanza bene)

Io: "Lo so, buongiorno, ma mi scusi, i terapisti classe SNT/2 dove sono finiti?"
Lei: "Aspetta che controllo l'orario...dunque...dovrebbero essere in aula PS2"
Io: "Esatto, ma non ci sono."
Lei: "Come non ci sono?!?"
Io: "No, non ci sono e non c'è nemmeno il professore".
Lei: "Non è possibile"
Io: "Dato che voi non siete informati, suppongo che il professore si sia accordato, probabilmente ieri, direttamente con gli studenti su un cambio di orario SENZA comunicarlo alla segreteria"
Lei: "Siamo alle solite"
Io: "Appunto."

Segue un lungo discorso, parte del quale finirà nella lettera che sto preparando per il Presidente del Corso di Laurea.

Strano direte voi.
Assolutamente no.
Normalissima - almeno quanto patetica - amministrazione.

Così patetica da aver strutturato un sistema per cui le comunicazioni interne a un corso universitario riguardanti organizzazione e natura dello stesso - mi riferisco a appelli, programmi, ricevimenti, spostamenti di orario - passino regolarmente da studente a studente attraverso un tam tam - tipo comare di paese - anzichè tramite comunicazioni ufficiali (segreteria, affissione in bacheca) degne di una istituzione pubblica.

Così patetico da obbligare gli studenti a organizzarsi in proprio (hanno tutta la mia solidarietà) creando per esempio una pagina internet dove scambiarsi le informazioni per tamponare le enormi lacune organizzative e informative del corso di laurea del quale pagano regolarmente le tasse finendo per fare oltre che gli studenti anche i tutor ai più giovani, i segretari per orari e comunicazioni interne, gli assistenti dei professori per prenotazione aule e raccolta liste per gli appelli.
Sperando che vogliano completare il quadro armandosi anche di scopa e paletta a fine lezione.

Così patetico da far sì che gli studenti non dispongano, per la stragrande maggioranza dei moduli, nemmeno delle date di appello, che secondo regolamento di ateneo dovrebbero essere 1°) almeno CINQUE
all'anno senza contare le prove in itinere 2°) comunicate con almeno NOVANTA giorni di anticipo (come da regolamento di ateneo, Art. 6) negando, di fatto, allo studente la possibilità di organizzarsi un maledetto piano di studi
Pianificazione che, come si sa è per uno studente - figuriamoci poi per di più se lavoratore come la sottoscritta -
fondamentale per una lineare progressione negli studi.
Assenza questa che crea una discrepanza enorme tra la figura dello studente del corso di terapia occupazionale e quello di altri corsi più strutturati che, con una maggiore organizzazione, dimostrano anche un maggiore rispetto verso la persona dello studente.

Ed è così che è iniziato il mio anno accademico tra una lezione persa e l'applicazione
del solito rodato "sistema ad minchiam" per la pianificazione degli esami.

Il solito vecchio monotono sistema tragi-comico dell'umma a umma all'italiana, degno, purtroppo, dell'istituzione pubblica che rappresenta.

2 commenti:

Frigio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Di che anno sei???