venerdì, marzo 21

Quasi 30 anni

Un pò brilla, come sta capitando un pò troppo spesso ultimamente, dopo una appagantissma e divertentissima cena, eccomi qui a canticchiare sulle note di 'Amandoti' di Gianna Nannini a cercare l'ispirazione giusta per scrivere quello che vorrei.
Ma mi conosco abbastanza bene e so che questo sarà solo l'ennesimo tentativo abbozzato di un discorso che non troverà, nemmeno stasera, spazio su questa pagina.

Sono felice, sì, nell'insieme assolutamente sì.

Ho dichiarato ufficialmente guerra ai miei vuoti affettivi.
Mi sono imposta di camminare senza voltarmi a cercare l'affetto che ho perso.
Mi sono convinta a guardare lontano senza perdere tempo a raccogliere i pezzi sparpagliati in questi anni così confusi.
Dopo un conflitto che vive da quando ho memoria, mi sento di aver intimamente risolto ciò che più ha sconvolto da sempre il mio essere ciò che sono, il radicato conflitto con mia madre.
L'ho perdonata e compresa, in silenzio, con misericordia e immenso amore.
Ed è così, del tutto inaspettatamente, in questo quadro che si è andato disegnando, che mi sono trovata a riscoprirmi di nuovo figlia.
Sì, erano almeno 12 anni che mi ero dimenticata di essere anche questo.
Una figlia.
12 lunghissimi anni di parole mai dette, sogni interrotti, massacranti abnegazioni, distanze, ed io che ho spezzato la mia adolescenza strappando con violenza le mie radici per andare via, lontano, alla ricerca di risposte e di un percorso esistenziale il più possibilmente indipendente dai modelli famigliari appresi.
Perchè è così che ho vissuto, è così che ho bisogno di vivere, ricercando ciò che sono senza subire il condizionamento di ciò che le figure forti della mia vita vorrebbero che fossi, ma anzi riconoscendolo e prendendone il distacco in modo il più possibile razionale e lucido.

In quanto all'Amore romantico, in perenne conflitto con il concetto di indipendenza affettiva che vado ricercando...che si fotta!

Ho quasi 30 anni e non so ancora cosa significhi, nè se uno dei due possa - o desideri - proclamare il suo trionfo sull'altro.
Ma nemmeno mi interessa concepirlo in modo diverso da come sono capace di viverlo.
Uno sguardo in cui perdersi,
un silenzio da ascoltare,
un'infinita dolcezza che riempie il cuore solo osservando i movimenti dei suoi gesti,
e il desiderio immenso di non voler essere in nessun altro posto se non a fianco a lui.

Ho recentemente imparato ogni qual volta sono colta dal dubbio, anche il più banale, su come agire in una determinata situazione o anche ogni qual volta alla porta del cuore bussa un'emozione negativa, a fermarmi un attimo e riflettere su come *non* voglio più ritrovarmi a pensare a come poter essere felice, perchè voglio esserlo, e voglio esserlo adesso.

Con affetto, a me stessa.

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