Aggregrazioni spontanee, innaturali e condizionate finiscono per rappresentare idealmente il loro insito scarso principio di umana integrità e di considerazione per la persona.
Si aggregano, come formiche su un gelato caduto, in frenetica cooperazione perchè spinte da un obbiettivo comune: nutrirsi.
Solidali tra loro, si sostengono, leccandosi reciprocamente ferite autoinflitte, chiacchiericciano in anfratti bui siglando segrete alleanze
ed elaborando maldestre strategie per raggiungere l'obbiettivo:
salvaguardare sè stessi, nella convinzione di essere miseri animali
in estinzione.
Si ascoltano e si comprendono con una pazienza e una devozione capaci di riserbare solo a sè stessi, perchè sè stessi è l'unica dimensione umana che riescono a percepire con chiarezza e in fondo,
è esattamente la ragione di ogni azione che conducono.
Il collante che mantiene apparentemente insieme una massa così eterogenea di individui è l'Alleanza.
Alleanza che ha come bieco obbiettivo la sopravvivenza del singolo, a momento debito, a scapito della coesione, nonchè dell'autenticità umana del gruppo stesso e di tutti quei principi di falsa misericordia su i quali i suoi membri hanno profuso parole di infondata appartenenza.
Singolo che conduce i suoi intenti mascherandoli e orchestrandoli in apparente armonia e sintonia con quella del gruppo, salvo allestire in gran silenzio la prossima carneficina.
Fedeltà al singolo.
Come un direttore dirige un'orchestra priva di strumenti, osservano i loro interlocutori muovere le labbra a rallenatatore, mostrando completa noncuranza per le parole e il pensiero dell'altro. Perchè l'altro non ha la benchè minima importanza, quel che importa è la sopravvivenza del singolo.
La patetica rappresentazione, questa, della famiglia allargata del mulino bianco che fa colazione con una mano sotto al tavolo mentre tiene stretto tra le dita un coltello.
Poi l'obbiettivo viene meno, gli intenti vengono meno e quella che prima era agli occhi di tutti una devota, spontanea e allegra combricola affiatata inzia a frantumarsi, cadere in pezzi e rivelarsi in tutta la sua cruda essenza ipocrita.
Ad ogni giro di pellicola, la deformità assume le sue ambigue forme,
i suoni si fanno gravi e i singoli finiscono per divorarsi a vicenda nelle strade di un borgo storico,
alla luce del giorno.
Disumana dignità.
venerdì, maggio 23
Nada De Nada (Atto IV)
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