Sono le 4. Penso che è troppo presto per fare colazione.
E decido di stare nel letto a pensare.
Mi chiedo se anche questo sarà un altro giorno di nichilismo assoluto.
Penso che devo trovare la forza per uscire da questa incapacità di reazione che mi ha assalito in questi ultimi due giorni e mezzo.
Mi sento come se dentro non avessi nulla, nemmeno il sangue che scorre nelle vene.
Come faccio sempre ogni qual volta ho bisogno di capire e definire come mi sento, mi ritrovo a pensare a una immagine che possa parlarmi del mio stato d'animo.
Si fa spazio una rappresentazione scarsamente iconografica di una bambola di porcellana.
Ma dai connotati tradizionali. Un corpo privato delle sue interiora, sempre freddo al tatto, incapace di adattarsi alle condizioni che lo circondano.
Un corpo senz'anima, svuotato di ogni sua essenza se non fosse per quell'aria ostentata di superba rappresentanza. Ed è esattamente così che mi sento.
Passano quasi due ore in cui cerco di riorganizzare questo Caos dandogli una parvenza logica, una specie di tetris in cui i pezzi però non riescono a prendere forma, men che meno a incastrarsi fra loro.
Decido di alzarmi e accendo il computer. Rispondo di getto, indecisa fino in fondo su quale parte di Anna far prevalere.
Sento assalirmi una profonda sensazione di malessere diffuso.
Finisco di scrivere e aspetto, non so bene cosa, ritrovandomi a fissare il vuoto.
Sento P. che si sta accingendo a fare colazione. Decido di andargli dietro. Ho bisogno di staccare.
I nostri incontri a due di prima mattina vertono di solito su uno scambio di battute sull'attualità e sulla politica condite da qualche scazzo personale, niente di impegnativo, nessuno dei due di prima mattina disporrebbe delle facoltà mentali per farlo in maniera più articolata, ma lo scambio è di per sè sempre piacevole.
Mentre lavo le tazzine penso che oggi farò di tutto per andare oltre a quella sensazione di inerte apparenza, razionalizzando fino in fondo su i suoi perchè.
So bene che farlo potrebbe anche portarmi a distruggere rapporti e sentimenti in pochi microsecondi, neanche il tempo di capire se effettivamente quella sia la cosa giusta.
Ci sono sensazioni che non ti spieghi, ancora prima di comprendere la loro origine, te le trovi cucite addosso. Come corvi, portano la loro missiva di morte annunciando le fine di quelli che ho sempre battezzato con il nome di capitoli esistenziali.
Sorrido, mentre saluto P. e rientro in camera.
Mi sento meglio, molto meglio, ho la sensazione di essere pronta ad affrontare qualunque cosa.
Perchè ho la sensazione che ci sarà qualcosa da affrontare.
Sono trascorse cinque ore.
La missiva è arrivata a destinazione con il suo modesto carico di efferata crudeltà. Come una sensazione può avere le sue ragioni di esistere in una infondata intuizione. Ed ora sto facendo i conti con il tempo, persone, cose, sensazioni, muri, parole.
Sto scrivendo il finale di questa storia, avventura, o come più vi è congeniale chiamarla.
La vostra bambola di porcellana.
giovedì, maggio 29
Senza titolo
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