Domenica.
Giorno, da sempre, di ordinaria amministrazione.
Sto mettendo a soqquadro la stanza e riordinando il caos che sistematicamente genero durante il fine settimana.
E sto tirando a lucido quei posti dove si solito lo straccio approda periodicamente e con una certa rarità tipo il sopra dell'armadio, il dentro della scarpiera, il legno della finestra, i cassetti o i vetri.
Già, i vetri.
Mi accorgo che è giunto il momento di lavarli quando i raggi del sole iniziano a filtrare con difficoltà attraverso la tenda.
Stanotte, verso le due e mezza, mentre cercavo di prendere sonno, un pensiero mi ha fulminato:
non ho ancora fatto domanda per la riduzione delle tasse dell'università...!
Mi ci manca solo questa...!
Ed eccomi lì alle 3 di mattina a cercare sul sito i termini entro cui inoltrare domanda...
Ho una agenda, mia compagna inseparabile in cui scrivo *tutto*, scadenze comprese, ma la domanda per la riduzione quest'anno mi era proprio passata di mente...
Domani devo prendere appuntamento alla CGIL per l'assistenza fiscale e vedere, anche quest'anno, come sbrogliare i soliti nodi per il rilascio dell'ISEE.
Ordinaria amministrazione.
Ho trascorso 10 giorni un pò caotici.
Sembrava infatti che non mi rinnovassero il contratto di lavoro. Si è fatta quindi strada la pessima prospettiva di dover trovare un altro impiego proprio due giorni dopo aver steso un minuziosissimo programma per l'università per i mesi settembre-febbraio.
Insomma, ero riuscita a coordinare il lavoro principale insieme agli altri due, il tutto con lo studio in una specie di meccanismo temporale e spaziale perfetto, quando mi arriva la notizia - due settimane prima della scadenza del contratto - che forse non me lo avrebbero rinnovato.
Sticazzing, per tutto quello che avrebbe implicato.
Mercoledì l'allarme è rientrato e per altri 6 mesi sono tranquilla (e anche con tutta probabilità e salvo miei cambiamenti di orizzonti, anche per i prossimi 6). Lavorerò 4 ore in più, anche se lo stipendio resterà lo stesso. Mi hanno variato l'inquadramento contrattuale in uno che riduca la quota mensile dell'assicurazione che è piuttosto alta per artigiani e commercianti che scelgono di essere in regola mettendo in regola il personale.
Il 29 settembre ho un appello che chiude una materia; un altro esame in meno a cui pensare.
In progetto ne avevo un altro, ma la prospettiva del lavoro da trovare mi ha gettato nel caos mentale, fatto perdere 10 giorni dietro a CV, agenzie e telefonate, costretto a non contattare il professore rischiando di impegnare me e lui per una data che non avrei avuto la certezza di poter rispettare.
Si trattava infatti di un appello fissato ad hoc per me e solo per me, e chiedere a un professore la sua disponibilità per poi rischiare di non riuscire a presentarmi mi è parso quantomeno sconveniente.
La stragrande maggioranza dei professori del mio corso - a numero chiuso e che ha un limitatissimo numero di iscritti - sono disponibili (anche data la dispersiva struttura didattica a moduli) a venire incontro agli studenti fissando appelli anche per solo una/due persone.
Ma se è vero questo è anche vero che gradiscono che lo studente arrivi ben preparato. Come a dire "io ti concedo il mio tempo al di fuori degli ordinari canoni didattici, perlomeno esigo la soddisfazione che il mio tempo sia all'altezza del tuo risultato".
Ma se da una parte è vero questo, dall'altra è anche vero che da studente, se ho la consapevolezza che un professore mi sta venendo incontro non posso esimermi dal presentarmi al suo appello più preparata di un appello di quelli ordinari. Sono il senso di responsabilità e di rispetto per l'eccezionalità del metodo che si fanno sentire, più forti.
Sono molto tranquilla, come lo ero anche prima della parentesi incertezza-rinnovo-contratto, anche se in questi giorni una sciocca condizione virtuale ce l'ha messa tutta per irritarmi e infastidirmi, senza alcun ragionevole motivo se non il delirio esibizionistico di alcuni precisati individui.
Poi a parte questo, resta sempre un pensiero, quel pensiero, e qui, forse, la scrittura si riempie un pochino di bò (..), soprattutto in questi giorni.
Ma qui smetto di scrivere. Il mio blog ne è testimone, che meno ci penso e meglio sto (..).
Quel pensiero a parte, tutto è bene quel che finisce bene.
domenica, settembre 7
Tutto è bene quel che finisce bene
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2 commenti:
Va meglio?
Ciau ne
Tau!
'ci grazie, va beniccimo!
Ma a te pare vada certamente meglio!
ghghghghgh :p
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