Sono un pò giù di corda in questo giorni. Vivere al ribasso, capita, tuttavia. Oggi tra una pagina ripetuta e quella successiva, mi sono dovuta alzare, e andando da una scrivania all'altra, presa da una sensazione di estrema chiarezza e lucidità, raggiunto il pc ho scritto sul forum: Boh, mi sento sempre più un'astrattezza surreale della materia, costretta in un corpo di plastica. Non capisco la vena irreale e isterica delle cose, quindi ne ribalto il senso, dipingendo un cielo in cui tutto è normale e io il paradosso. Non è proprio solamente così, ma è pur sempre un aspetto dello spettacolo che ho messo in scena nel mio teatro.
Ho il tessuto cerebrale atrofico, non filtra e non fa infiltrare niente. Impermeabile e silenzioso. Come un giudice che impugna il martelletto e lo scandisce sul banchetto allo scoccare del rintocco. Parlo di giudizio, forse ha un senso e forse centra, remote anticaglie che incontrano sorrisi ambigui di un passato, passato.
Voglio bene alle persone che vivono insieme me, ma a volte non è facile. Non è facile incrociare i loro sogni, sofferenze, disillusioni e guardare oltre, come se non li vedessi e fossero solo una mia errata intuizione.
Vorrei dare a ognuno di loro la possibilità di essere sole, luna, sasso o stella, vorrei potergli regalare la speranza di scoprire quello che sono. Invece mi giro, voltandomi, dall'altra parte, perchè mi sento stanca e impotente. E trascino i piedi sulla riva del mio eremo, guardando lontano, distante.
venerdì, novembre 6
Sulla riva del mio eremo
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1 commento:
Complimenti per il Blog: turba quanto basta.
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