A volte mi chiedo perchè non dico - nè scrivo - ciò che penso.
Detto così suona abbastanza male, la verità è che è anche peggio: difficilmente esterno il mio pensiero.
O meglio, non scrivo - nè dico - praticamente mai ciò che penso.
E' come se ogni pensiero, e anche ogni parola nata per descriverlo, fosse costretta prima di trovare spazio in un qualsiasi spazio a un accurato sistema di filtraggio per cui, alla fine, ciò che resta è perforzadicose poco o quasi niente.
Descrivo cosa quel pensiero mi fa sentire a livello di emozioni, o racconto della catena di pensieri che libera, ma non parlo mai di lui in prima persona.
Mi limito cioè a raccontare delle cause o dei suoi effetti, ma pressochè mai mi confronto sul pensiero che li ha generati.
Non importa se poi il mezzo che uso sia la tastiera o la voce, non esiste differenza, sono sempre io in ogni luogo e semplicemente in modo alquanto sistematico evito costantemente di esternare ciò che penso, e questo sempre, indipendentemente dal mezzo.
Capirne le ragioni non è affatto semplice.
Pigrizia sociale, scarsa voglia di confronto, sì perchè alla fine, alla base di tutto c'è un pensiero del quale io sono profondamente convinta e quindi non vedo la ragione per la quale dovrei esternarlo fino in fondo.
Se sono convinta che Biancaneve sia una donnetta lagnosa vittima di stessa e quantomeno anche discretamente imbecille, chi mai accetterebbe infatti una mela da una vecchina mai vista prima e con quella faccia poi, semplicemente se glielo dicessi non avrebbe senso.
Lo penso e basta, dirglielo sarebbe completamente inutile.
Non temo le possibili conseguenze, la mia filosofia di vita è sempre la stessa, chissenefrega, faccio a meno delle forme, e di salvarle non mi interessa minimamente, però nonostante sia noncurante dell'effetto - ammesso che si verfichi - che potrebbe scaturire dalla schiettezza delle parole, persevero nel silenzio fingendo assenso.
Mi chiedo con una certa curiosità: e se sorprendessi l'abitudine rompendo lo schema?
domenica, agosto 24
Parole in gabbia
Etichette:
Pensieri
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Moravia ha scritto "Gli indifferenti".
NON personaggi che non passano mai dal pensiero all'azione.
NON personaggi perchè chi si lascia vivere non merita nemmeno lo statuto di personaggio.
Immagino vecchiette rancide pronte a spettegolare dietro le spalle, incapaci di avere una decisione che sia una, a seguito di una comitiva di altre vecchiette rancide.
Immagino giovani coperti da capo a piedi di grif o da altri oggetti che, secondo l'inflazionata logica del possiedo quindi sono, pensano di essere una minima parte di quel che portano.
Non prendere posizione è un peccato mortale contro se stessi, è un cancro che rende mediocri.
Non centra tanto la pigrizia sociale, lasciarsi vivere è *sbagliato*.
Anche a me capita di nn esternare cio' che penso, non lo faccio semplicemente quando decido che non mi interessa farlo.
Credo lo facciano tutti in determinate occasioni, io non ti conosco, non so se lo fai sempre, se vivi questa cosa come un problema trova il modo di cambiare altrimenti accetta semplicemente che questo è il modo che hai scelto per rapportarti agl'altri :)non credo sia la fine del mondo, basta farsi capire no? baci
Posta un commento